Negli ultimi anni il tema della dipendenza affettiva ha catturato sempre maggiormente l’attenzione dei social network, ma perché se ne parla così tanto? L’amore è un fenomeno universale e data l’importanza che ricopre nelle nostre vite viene spesso associato al concetto di dipendenza. Può capitare quindi di domandarsi se si è innamorati oppure dipendenti dal proprio partner.

Innanzitutto possiamo dire che i legami sono fonte di dipendenza. Tutti noi siamo inseriti in una rete di relazioni fondamentali per crescere e vivere più pienamente. La parola “dipendenza” solitamente ha una connotazione negativa, ma conoscete davvero una persona che sia indipendente dal contesto e dalle circostanze relazionali in cui vive? Ognuno di noi è dipendente in qualche modo dagli altri perché tutti noi abbiamo bisogno di vicinanza, stima, empatia per sostenerci e regolare la nostra autostima. La vera indipendenza non è possibile né desiderabile, non è umana!

Perché desideriamo una relazione?

Secondo la prospettiva evoluzionistica, il desiderio che ci muove alla ricerca di un partner deriverebbe da due bisogni fondamentali:

  • Dimensione riproduttiva, ossia il mantenimento della specie;
  • Dimensione sociale, ovvero la creazione di condizioni che sostengano il benessere e la sicurezza dei suoi membri.

In altre parole, dal punto di vista evolutivo l’amore nasce come un mandato antico che ha lo scopo di farci investire energie alla ricerca di un partner con cui formare una coppia sufficientemente stabile per riprodursi e prendersi cura dei propri figli. Dunque, nella relazione romantica si cerca la soddisfazione di un bisogno tanto di sicurezza e di attaccamento, quanto sessuale.

Come impariamo ad amare

Le relazioni di coppia che instauriamo in età adulta vengono fortemente influenzate dalle caratteristiche del legame di attaccamento che abbiamo sperimentato durante l’infanzia. Con il termine “attaccamento” si intende un legame emotivo primario ed esclusivo che si instaura nei primi anni di vita con una figura di riferimento (caregiver), tendenzialmente quella del genitore. In una situazione di minaccia o disagio, il bambino ricerca la vicinanza fisica ed emotiva della figura di riferimento per avere protezione e conforto.

Questa relazione primaria pone le basi per la costruzione di modelli interni su come funzionano le relazioni. Tali modelli comprendono le aspettative relazionali, l’immagine di sé e l’immagine dell’altro; giocano un ruolo fondamentale nell’interagire con gli altri, attivandosi con maggiore potenza nelle relazioni sentimentali che si instaurano nel corso della vita. Sono rappresentazioni stabili ma non invariabili: infatti, le relazioni significative che si hanno nel corso della vita possono modificarli.

Dall’infanzia all’età adulta

A partire dalla qualità del legame di attaccamento dell’infanzia, da adulti si sarà più o meno gelosi e possessivi, più o meno aperti a condividere i propri sentimenti, più o meno disponibili a instaurare un legame significativo e duraturo e così via.

Le ricerche dimostrano che coloro che hanno fatto esperienza di una relazione primaria caratterizzata da protezione, conforto e prevedibilità, da adulti sono più soddisfatti delle proprie relazioni di coppia. Infatti, riescono a fidarsi dell’altro, si sentono a proprio agio
nell’intimità e mantengono un buon equilibrio tra indipendenza e vicinanza.

Attaccamento vs. dipendenza affettiva

Nasciamo necessariamente dipendenti da un adulto che ci accudisca perché appena nati non possiamo essere autonomi e abbiamo bisogno di cure, attenzioni e rispecchiamento emotivo. Da adulti il confine tra legame di attaccamento e la dipendenza affettiva sembra essere sottile: è sancito dalla “possibilità” di rendersi individuo, di separarsi e vivere la propria quotidianità senza l’altro. Proprio questa opportunità, resa possibile dalla “base sicura” dell’attaccamento, è invece negata dai legami di dipendenza.

Cos’è la dipendenza affettiva?

La dipendenza affettiva può essere considerata come una forma di amore ossessiva e simbiotica, in cui l’altra persona diventa l’unica fonte di gratificazione e benessere. Diversi studiosi pensano che la dipendenza affettiva rientri nella categoria delle “new addictions” e delle dipendenze comportamentali, come la dipendenza da internet o da gioco d’azzardo.

Effettivamente le caratteristiche tipiche dell’innamoramento sono difficilmente distinguibili dai sintomi che si manifestano in una dipendenza patologica. La persona innamorata è emotivamente labile e oscilla tra euforia e disperazione a seconda che l’oggetto del suo amore, percepito come assolutamente necessario per vivere, sia presente o meno. Da una disamina della letteratura emerge che non sono ancora chiare le cause della creazione di un legame di dipendenza affettiva.

Un’ipotesi relazionale…

Generalmente, aver fatto esperienza di una relazione primaria con caregivers imprevedibili, distaccati, rifiutanti, abbandonici o eccessivamente coinvolti e controllanti è considerato un fattore di rischio nella costituzione di una dipendenza affettiva.

Così, da adulti ci si può sentire privi di valore e dediti alla costante ricerca di qualcuno che sia fonte di conforto e sicurezza. Questo atteggiamento può portare a legarsi in modo dipendente al partner relegandogli la funzione di colmare lacune affettive che precedono di gran lunga la relazione stessa. Oppure ancora, la mancanza di sicurezza può portare a essere eccessivamente controllanti o servizievoli allo scopo di scongiurare un tanto atteso e temuto abbandono. Di conseguenza il partner diviene strumento necessario per darsi valore (o confermare il proprio non valore) e per valutare qualsiasi aspetto della vita.

… E un’ipotesi neurobiologica

Un’altra delle ipotesi più diffuse sulle origini della dipendenza affettiva è quella neurobiologica. Come anticipato, diversi studiosi ritengono che la dipendenza affettiva sia simile ad altre dipendenze comportamentali, con le quali condividerebbe lo stesso substrato biologico.

Alla base dello sviluppo della dipendenza affettiva ci sarebbero quindi le stesse alterazioni neuronali che si possono osservare nelle altre forme di dipendenza, in particolare un eccesso di attività dopaminergica in alcune strutture del sistema mesolimbico. Questo sistema, detto anche “della ricompensa”, è responsabile della motivazione e dell’apprendimento attraverso l’esperienza.

Rivolgersi a uno specialista

Quando si è in una relazione di dipendenza affettiva non sempre è sufficiente accorgersene, perché le sue dinamiche sono tali da far percepire alla persona difficile, se non impossibile, cambiare la situazione.

Tuttavia, il rendersi conto di sperimentare stati d’animo intensi e destabilizzanti quando siamo lontani dal partner e di sentirsi vincolati alla sua vicinanza emotiva può rappresentare il primo passo per chiedere aiuto a uno specialista che sostenga un processo di comprensione e fortificazione della propria identità personale. È un passaggio delicato, ma la relazione terapeutica diventa lo strumento attraverso cui comprendere e costruire nuovi modi di stare in relazione, riuscendo a guardare se stessi con occhi nuovi.

Articolo a cura delle dr.sse Martina Segale e Sophia NicolosiCentro Psicologia Maggiolina

FONTI
Antonelli, P. (2022). Le dipendenze affettive. Quando amare fa male
Guarreschi, C. (2011). La dipendenza affettiva. Ma si può morire anche d’amore?
Cosenza, F. (2017). Attaccamento e dipendenza affettiva: il caso di Gaia.
Furno, I., & Gambino, A.  (2019). Dipendenze affettive: teorie e psicopatologie. Liberi servi, 53.
Pugliese, E., Saliani, A. M., & Mancini, F. (2019). Un modello cognitivo delle dipendenze affettive patologiche. Psicobiettivo.
Reynaud, M., et al. (2010). Is Love Passion an Addictive Disorder? The American Journal of Drug and Alcohol Abuse, 36, 261-267.