Il 18 Maggio di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale dei Musei. Ce n’è per tutti i gusti: dalla storia alla scienza all’arte, dall’esposizione dei capolavori all’esperienza immersiva, dalla sala raccolta agli spazi immensi. Anche grazie alla varietà delle forme e de contenuti, i musei sono l’attrazione culturale più visitata al mondo, istituzioni in cui il pubblico ripone la propria fiducia.

Il museo nell’era contemporanea

Nel corso degli anni il ruolo dei musei si è modificato assumendo funzioni nuove e affermandosi come “un’istituzione in divenire piuttosto che un residuo del passato” (L. Binni & G. Pinna, 1980). La trasformazione sostanziale riguarda il passaggio dall’essere luoghi di conservazione ed educazione a spazi vitali e creativi di produzione culturale con un potenziale impatto sociale.

Il nuovo ruolo del visitatore

Un’idea che ha trovato diffusione e conferma è infatti quella che, accanto agli oggetti e alle opere d’arte, i visitatori diventino protagonisti indiscussi con le loro caratteristiche psicologiche individuali, le loro aspettative, bisogni e fragilità. I musei sono sempre più visti come spazi in cui fare esperienze di tipo diverso: sensoriale, estetico, emotivo, ricreativo, sociale, educativo, celebrativo.

Arte e salute

La legittimità dell’alleanza fra cultura e benessere, in particolare fra arte e salute, è stata documentata dalle evidenze scientifiche raccolte dall’importante studio “What is the evidence of the role of the arts in improving health and wellbeing?” pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e attualmente disponibile anche in lingua italiana grazie alla versione redatta dal Cultural Welfare Center in collaborazione con il Centro di Documentazione per la Promozione della Salute.

L’indagine, che ha preso in esame oltre novecento pubblicazioni afferenti all’ambito della medicina, della psicologia, dell’antropologia e delle neuroscienze, si è concentrata su due ambiti: il contributo che la cultura può avere nella prevenzione e nella promozione della salute e il ruolo che le arti possono avere nella gestione delle malattie all’interno di percorsi di cura.

Perché proprio il museo?

L’ipotesi che il valore sociale del museo possa estrinsecarsi nel miglioramento della salute e del benessere ha radici profonde. I punti di forza riscontrati fanno riferimento al fatto che il museo è, allo stesso tempo, un luogo da esplorare, in cui riflettere, in cui affermare la propria identità e la propria esperienza e, ancora, un luogo che attiva l’immaginazione. Attraversando le sale o rincasando a esibizione conclusa, il visitatore potrebbe chiedersi: quale legame c’è tra l’opera d’arte e le mie esperienze di vita? Cosa ho imparato su di me durante questa visita al museo?

Ormai da anni, gli studi mostrano che l’ambiente museale è in grado sia di ridurre lo stress e i suoi indicatori fisiologici come pressione sanguigna, frequenza cardiaca e livello di cortisolo, sia di aumentare il benessere soggettivo.

Un esercizio di consapevolezza

Alcuni studi hanno rilevato che la sola osservazione di opere d’arte all’interno di un museo ha l’effetto di diminuire l’ansia nei visitatori abituali. In riferimento alle arti visive, l’osservazione dei capolavori può portare a miglioramenti in diversi domini psicologici: in particolare, le aree cerebrali che si attivano sono le stesse coinvolte durante la meditazione o le pratiche di Mindfulness.

Essendo il  museo un luogo privilegiato in cui è possibile rallentare il proprio ritmo, pratiche quali la Mindfulness, le meditazioni guidate e gli esercizi somatici ispirati alle opere stesse possono aiutare il visitatore a stabilire un contatto più consapevole sia con l’arte sia con sé. L’utilizzo dell’arte-terapia potrebbe diventare così un altro canale per la promozione del benessere psicologico all’interno del museo, soprattutto se integrata con pratiche di consapevolezza nell’ambito della Mindfulness Based Art Theraphy (MBAT).

Il benessere al museo

I musei possono quindi avere un impatto positivo sul benessere nelle sue diverse forme:

  • Benessere soggettivo o edonico, riguarda un’esperienza momentanea emotivamente positiva.
  • Benessere psicologico o eudemonico, fa riferimento allo sviluppo personale e all’autorealizzazione dell’individuo. Va oltre l’esperienza momentanea di piacere fino a generare veri e propri cambiamenti sul piano della crescita personale, dell’autostima, del senso d’identità e dell’autorealizzazione. Tutta la gamma emotiva, comprese le emozioni negative (come potrebbero essere quelle elicitate da una visita al Museo dell’Olocausto), è utile al fine di stimolare la crescita personale del visitatore.
  • Benessere sociale, favorito da iniziative di inclusione sociale o di miglioramento dell’accessibilità per le persone con disabilità fisiche, psicologiche o neurodegenerative. Esperienze molto positive vengono attuate anche in Italia: fra le prime, ricordiamo quella del Sistema Musei Toscani per l’Alzheimer con visite dedicate alle persone con demenza e ai loro familiari.

Quale ambiente?

Una delle questioni basilari su cui alcuni musei si sono interrogati riguarda le modalità attraverso le quali creare, all’interno del proprio ambiente, quella dimensione di sicurezza psicologica e fisica necessaria per favorire sia l’apprendimento sia le interazioni sociali.

Jackie Armstrong, ricercatrice ed educatrice dell’Area Didattica del MoMA di New York, ha affermato, durante il Museums, Health and Wellbeing Summit del 2023, che l’istituzione museale sottostima la propria potenzialità di spazio ed esperienza per favorire una stabilizzazione del sistema nervoso delle persone in difficoltà. Secondo recenti indicazioni, le caratteristiche dell’ambiente museale che potrebbero favorire una condizione di benessere psicologico sono:

  • Attrattività, ad esempio utilizzando una disposizione strategica delle opere;
  • Accoglienza e comfort nella gestione delle luci, dei suoni e della temperatura, di aree dedicate al rilassamento;
  • Comprensibilità dei progetti, favorita da una comunicazione efficace;
  • Incoraggiare la partecipazione attraverso la manipolazione degli oggetti o la riflessione sull’esperienza;
  • Innovatività;
  • Sostenibilità.

È stata ad esempio proposta la creazione di una sezione in cui coloro che dovessero sentirsi sopraffatti durante la visita possano trovare indicazioni per sentirsi più radicati e connessi nel momento presente. Anche gli elementi sensoriali (odori, colori, tatto, suoni) possono essere usati con la stessa finalità: l’utilizzo di una luce soffusa, una temperatura fresca (tra i 16°C e i 21°C) o strumenti quali tappetini anti-fatica, cuscini, zero-gravity chair, sedie a dondolo.

Due esempi internazionali

A seguito della pandemia e dell’incremento di disturbi della sfera psicologica, si è sviluppata una considerevole attenzione per la salute mentale e il benessere psicologico che, negli ultimi tempi, ha trovato spazio in ambiti inediti. Sempre più istituzioni stanno infatti cercando di capire come sostenere il benessere di individui e comunità. Iniziative note e importanti come la Museum Prescription in Canada o l’Art on Prescription nel Regno Unito rappresentano la prova di un concreto cambiamento nel modo in cui sia il museo sia l’arte vengono concepiti nell’ambito della salute.

Dal Canada…

Nel programma Museum Prescription i medici posso prescrivere visite al museo alle persone con problematiche di ansia, depressione o stress cronico. Questa prescrizione, complementare alle terapie convenzionali nel trattamento delle problematiche psicologiche, è volta a favorire l’interazione sociale delle persone che vivono in condizioni di solitudine.

Secondo l’OMS, la solitudine rappresenta infatti una minaccia urgente per la salute viste le implicazioni negative sull’insorgenza di problematiche vascolari, di disturbi del sonno, di deficit del sistema immunitario. La mancanza di connessione sociale comporta inoltre un rischio di morte prematura equivalente, o addirittura maggiore, a quello di altri fattori di rischio più noti come il fumo, il consumo eccessivo di alcol, l’inattività fisica, l’obesità e l’inquinamento atmosferico.

…al Regno Unito

Anche il programma Art on Prescription, partito dal Regno Unito due decadi fa e ormai diffuso nel Nord Europa, prevede che il medico possa prescrivere, oltre alle terapie tradizionali, l’inserimento in attività artistiche locali.

A riprova del beneficio apportato da queste attività, i risultati di una ricerca condotta da Art Pharmacy nel 2020 sulla popolazione anziana nel Regno Unito indicavano come la partecipazione frequente alle arti avesse ridotto i sentimenti di solitudine del 30%.

Rivolgersi a uno specialista

Visitare un museo può stimolare l’immaginazione, la riflessione, la creatività e l’interazione con gli altri: si tratta di risorse soggettive e sociali con un forte impatto positivo sul benessere. Tuttavia, a volte potremmo sentirci sopraffatti dalle emozioni o dagli eventi: in questi casi rivolgersi a uno specialista può aiutare a riconoscere i propri bisogni per prendersene cura.

Articolo a cura della dr.ssa Michela Strozzi – Centro Psicologia Monza Brianza 

FONTI
T. Balboni Brizza, Immaginare il museo, Jaca Books (2020).
Binni & G. Pinna, Museo. Storia e funzioni di una macchina culturale dal cinquecento a oggi, Garzanti (1980).
T. Cacioppo & W. Parick, Solitudine, Il Saggiatore.
Dragija, M. S., & Jelincic, D. A. (2022). Can Museums Help Visitors Thrive? Review of Studies on Psychological Wellbeing in Museums, Behavioral Sciences.