Tra i tanti mestieri possibili, quello del genitore è uno dei più complessi e delicati: infatti, i figli sono una grande occasione per trasformarsi ed evolvere (ne abbiamo parlato anche qui). L’arrivo di un figlio mette nelle condizioni di dover costruire un ponte con la storia passata e quella verso cui si muove.

Essere genitori è un percorso che può essere faticoso e impegnativo. È un viaggio che accompagna per tutta la vita prendendo sfumature diverse, che continuamente pone sfide sé e con i figli. Diventare genitori vuol dire aiutare un figlio a mettere radici, per essere ben ancorato e saldo (Pellai, 2024), ma permettergli anche di sapersi muovere da solo e di sentirsi in grado di poterlo fare.

Educare è un’arte

Ebbene sì, educare e un’arte! Un intervento delicato e complesso che richiede non solo conoscenze tecniche, ma soprattutto attenzione, sensibilità, capacità creativa. Educare un figlio significa aiutarlo a sviluppare le potenzialità personali che gli permetteranno di diventare autonomo e indipendente. Vuol dire adoperarsi per far emergere la sua personalità, rispettando le sue caratteristiche.

Ogni genitore segue un percorso unico e non c’è una sola strada per creare un legame significativo con il proprio figlio. Quello che ha maggior peso è l’amore autentico, la presenza e l’intenzione che si mette dentro ogni interazione. Creare un legame forte con i propri figli non necessita sempre di attività complesse ed elaborate o di lunghe sessioni di tempo ininterrotto. Al contrario, sono spesso i piccoli momenti, caratterizzati da gesti di affetto spontanei come un abbraccio, oppure le storie della buonanotte raccontate a letto, o le risate condivise e i momenti felici insieme, che favoriscono un legame profondo.

Genitori e figli piccoli

Sono molte le domande che i genitori si pongono per tutto l’arco di vita e crescita dei loro figli. Come dovrò comportarmi in quella situazione? E se sarà spaventato? E se lo saremo noi? Cosa succederà? Saremo all’altezza? Oggi sappiamo quanto sia importante muoverci con intenzionalità e impegno per far emergere nei figli “il più sereno adulto che ci potrà essere in lui”. Ecco allora alcune riflessioni, che potrebbero aiutarci nel difficile, ma straordinario “mestiere” di genitori.

Genitori sereni, figli sereni

Se i genitori soffrono, anche i figli sono irrequieti. Questo condizionamento emotivo è riscontrabile a ogni età, ma è tanto più forte quanto più i bambini sono piccoli. Il motivo è semplice: anche se spesso si pensa che la comunicazione avvenga solo attraverso le parole, inconsapevolmente i genitori si relazionano con i figli soprattutto attraverso sguardi, espressioni del viso e contatti fisici, cioè un tipo di comunicazione non verbale. Ecco allora che la sofferenza, anche quando non viene nominata, colora e trasforma il rapporto genitore-bambino.

Ogni momento è buono per dialogare!

La colazione o il viaggio in auto verso la scuola sono momenti d’oro per fare due chiacchiere e improvvisare qualche giochetto veloce. Condividere la sera il racconto della giornata è un altro modo per interagire con i figli e costruire un rapporto basato sulla complicità e l’intesa. Soprattutto quando i figli sono piccoli, l’unica ricetta di sicuro successo è la partecipazione dei genitori: i bambini si sentono gratificati dall’interesse che la mamma e il papà dimostrano per quello che fanno e sono incentivati a migliorare. Mostrare stupore e ammirazione per i loro progressi e le loro acquisizioni stimola l’autostima, la curiosità e la passione per la conoscenza.

L’importanza del confine

Ogni bambino ha bisogno tanto di approvazione, riconoscimenti e lodi quanto di regole, limitazioni e divieti. Le regole sono fondamentali per aiutare il bambino a crescere con un senso interno di cosa sia giusto o sbagliato, di quali siano i limiti per le sue azioni e i suoi comportamenti. Se non impara a distinguere ciò che vuole fare da ciò che può fare in una data situazione (e noi adulti sappiamo bene che non sempre queste due cose coincidono), quando la vita lo porrà di fronte alle difficoltà potrà sentirsi impreparato e incapace.

Il “no” deve mirare a costruire l’autostima del bambino e non a distruggerla. Nello stabilire i divieti, bisogna essere realisti e non pretendere troppo, né da se stessi né dai propri figli. Meglio fissare pochi obiettivi, semplici e raggiungibili, e impegnarsi a fondo affinché vengano rispettati. I figli essere lasciati liberi di esprimersi e di scegliere, ma all’interno di confini prestabiliti: altrimenti non potranno sviluppare autonomia e capacità di giudizio.

Genitori e adolescenti

Le sfide che la preadolescenza e l’adolescenza pongono sono molte (ne abbiamo scritto qui). Ogni sfida è duplice: i figli cambiano e questo richiede anche ai genitori di mettersi in gioco, di stare al passo, di modificare comportamenti e strategie. È un periodo della vita da valorizzare, dove vengono costruite nuove abilità.

I genitori sono coinvolti al cento per cento: poiché le esperienze dei ragazzi e le emozioni che provano influenzano le loro connessioni cerebrali, il compito dei genitori è quello di aiutarli ad assegnare a ciascun vissuto il proprio significato personale. Abbiamo raccolto alcune riflessioni che potrebbero aiutarci guardando da vicino le caratteristiche mentali di preadolescenza e adolescenza.

Incoraggiamento e presenza

Un messaggio importante deve essere: “ce la puoi fare”, un altro è: “io per te ci sono sempre”. In questo momento nasce un istinto che li porta a fare da soli, a voler essere autonomi, e la sperimentazione è fondamentale. I genitori devono essere presenti per sostenere i ragazzi nell’esplorazione della realtà e aiutarli ad utilizzare e ad acquisire competenze fruibili nel presente.

Conversazioni difficili

Non rimandare il confronto.  Se un adolescente è arrabbiato, quello che dice in quel momento viene dalla sua parte emotiva e non da quella cognitiva! Le emozioni che emergono possono essere accolte e regolate insieme. Lo scontro non deve spaventare ma deve essere gestito con autorevolezza e mostrando sempre comprensione e amore.

Controllare le emozioni

Sapete già che vi aspetta una conversazione stressante? Scegliete un momento adatto, in cui siete calmi e avete tempo a sufficienza. Ragionare a mente fredda, sintetizzando mentalmente i punti da toccare nella conversazione, aumenta il livello di sicurezza e abbassa l’emotività. Se lui è arrabbiato, voi state calmi. Un ragazzo in preda alla rabbia non sta ragionando, ha bisogno di un adulto autorevole che gli dimostri cosa vuol dire mantenere il controllo della situazione.

Essere assertivi

L’assertività è l’arte di dire le cose come stanno, senza offendere o aggredire l’altro, ma anche senza farsi pestare i piedi. Consiste nello spiegare le proprie idee e pensieri senza timore. Di fronte agli adolescenti è fondamentale per restituire la possibilità di essere solidi e radicati, fornendo così un confine, senza evitare lo scontro né esacerbarlo.

Dove non arrivi tu, arriviamo noi

Durante l’adolescenza le attività della corteccia prefrontale sono meno sviluppate che nell’età adulta. Nei ragazzi si manifesta attraverso una dose di incoscienza, percezione più bassa del pericolo, attrazione dalla novità, il tutto colorato da emozioni effervescenti che devono essere compensate da un maggior coinvolgimento educativo. Mentre il ragazzo si mette alla prova, i genitori devono vegliare con sicurezza e costanza sui loro passi, permettendogli di fare le proprie esplorazioni ma rimanendo disponibili nel momento del bisogno.

Allenatori di… cervelli

Un figlio non può imparare da solo né acquisire a posteriori la consapevolezza che gli è mancata in alcuni momenti. Non può decidere spontaneamente di imporsi qualche frustrazione e di rinunciare a esperienze eccitanti ma pericolose. I genitori possono e devono mostrargli come sia in grado di accedere a un livello di pensiero più integrato e consapevole, legato alla sua capacità di regolare gli impulsi, soprattutto dopo aver fatto qualcosa di rischioso o inadeguato.

Genitori e giovani adulti

La transizione verso l’indipendenza economica ed emotiva dalla propria famiglia d’origine avviene oggi in tempi più dilazionati rispetto al passato. Sempre più spesso però i giovani si trovano a lasciare la famiglia, non più necessariamente per il consolidarsi di un legame di coppia, ma anche per studiare in altre città, per esigenze lavorative o per il desiderio stesso di indipendenza. In questa fase di vita familiare, i genitori sono coinvolti insieme ai loro figli nella gestione di equilibri che si romperanno e di novità che andranno affrontate.

Fiducia in se stessi e nei figli

I genitori fanno il meglio che possono: sono mossi da buone intenzioni, dall’istinto di proteggere e sostenere i giovani. Tuttavia, la percezione di un figlio come bisognoso di supporto e vulnerabile rischia di invaderne il campo, ostacolando lo sviluppo e la percezione delle proprie capacita di far fronte autonomamente agli eventi di vita. Se i figli sentiranno che c’è fiducia in loro, avranno maggior possibilità di sentirsi capaci e partecipi del loro presente e del loro futuro.

Non lasciarli soli

L’autonomia o l’allontanamento di un figlio dal nucleo familiare non coincidono con un abbandono o con un pericolo! Ascoltare i suoi bisogni, riconoscerli e parlarne insieme, potendo anche comunicare il proprio pensiero, è fondamentale per non farlo sentire solo, bensì supportato nelle sue scelte.

Rimanere connessi emotivamente

Quando un figlio lascia casa dei genitori, questi fanno i conti con la sua autonomia e indipendenza. Certamente potrà trovarsi in difficoltà nella gestione di situazioni difficili o imprevisti, non possiamo pensare che non succeda… Se si è seminato bene in adolescenza, però, il giovane saprà che nel momento del bisogno potrà fare riferimento alle figure genitoriali. Per questo è importante che gli adulti continuino a coltivare attenzione e curiosità amorevole verso i figli e tutto ciò che li riguarda.

Anche i genitori chiedono aiuto

Essere genitori non è un’impresa facile, è un mestiere che si impara con la pratica impegnandosi di giorno in giorno a modificare, curare, adattare pensieri e azioni. Non esistono genitori perfetti e non esistono figli perfetti, si impara per tentativi ed errori! L’importante è coltivare ogni giorno la curiosità e l’amore verso i figli e il loro mondo. L’educazione dei figli richiede dedizione, pazienza e tempo. Non dobbiamo preoccuparci per loro, ma occuparci di loro.

Quando il carico diventa eccessivo, l’aiuto di un professionista che possa supportare i genitori nei momenti delicati della crescita dei loro figli può essere una buona strada per sentirsi più sicuri, meno soli e meno preoccupati.

Articolo a cura della dr.ssa Beatrice CavalliniCentro Psicologia Città Studi

FONTI
A. Pellai, B. Tamborini, L’età dello Tsunami, Deagostini, 2017
A. Pellai, E ora basta! I consigli per affrontare le sfide e i rischi dell’adolescenza, Kowalski, Milano, 2010
J. Bowlby, Attaccamento e perdita, Bollati Boringhieri, Torino 1973
Costruzione e rottura dei legami affettivi, Raffaello Cortina, Milano 1982
Educazione e sviluppo della mente, Centro studi Erikson, Trento 2005
J. Siegel, La mente adolescente, Raffaello Cortina, Milano, 2014
La Mente relazionale, Raffaello Cortina, Milano, 2001
J. Siegel, M. Hartzell, Errori da non ripetere. Come la conoscenza della propria storia aiuta a essere genitori, Raffaello Cortina, Milano 2005