Il libro “Storia di un corpo” di Daniel Pennac è il diario di un ragazzino di 12 anni che dal momento in cui decide che il suo corpo possa essere considerato “un oggetto da interesse” comincia a tenere traccia delle osservazioni e riflessioni che fa su di sé, sui cambiamenti che il suo corpo sperimenta sulle sue emozioni e relazioni con le altre persone. Comincia così a monitorare ciò che accade al suo corpo: annota come la paura del vuoto gli  “fa strizzare le palle”, la rabbia lo soffochi, la vergogna lo rattrappisca. Attraverso il raccontare le sue esperienze corporee, impara a conoscersi e a prendere confidenza con il suo corpo e le sue emozioni.

Molto raramente le persone si dedicano a questo tipo di osservazioni, men che meno gli uomini che vengono “educati” (o mal educati) a occuparsi di “cose importanti” … come l’uomo d’affari che incontra il Piccolo Principe nel libro di Saint- Exupéry, impegnato a essere produttivo, performante, di successo …spesso anche a scapito dell’attenzione verso la salute fisica e mentale.

La salute degli uomini

A lungo, le problematiche legate alla salute (fisica e mentale) maschile sono state sottovalutate e poco considerate. Questa trascuratezza non è giustificata: i dati sulla salute mentale nella popolazione maschile non sono infatti incoraggianti. Gli uomini sembrano rispondere a stress e disagio psicologico con comportamenti a rischio per la salute. Alcune ricerche mostrano un sorprendente divario: il 54% degli uomini e il 32% delle donne a livello globale hanno riferito di essere forti bevitori, e il 34% degli uomini e il 6% delle donne hanno riferito di fumare tabacco ogni giorno. Inoltre, la mortalità attribuibile alla violenza e agli incidenti stradali è più alta negli uomini che nelle donne.

In Europa, circa tre quarti di tutti i decessi stradali sono di uomini di età inferiore ai 25 anni. In Italia, secondo dati riportati dall’Istituto Superiore di Sanità, quasi l’80% dei morti per suicidio sono uomini, con un rapporto di genere (uomini/donne) che è andato aumentando nel tempo (da 2,1 nel 1980 a 3,6 nel 2016). I tassi di mortalità per suicidio sono più elevati tra gli anziani; nei giovani il suicidio è, analogamente a quanto si registra a livello mondiale, una delle prime cause di morte con una grande differenza nei livelli di mortalità tra ragazzi e ragazze.

Gli uomini muoiono prematuramente

Benché l’aspettativa di vita dei cittadini dell’UE sia generalmente aumentata negli ultimi decenni, i dati ISTAT pre-Covid 19 indicavano che le donne vivono in media 5,5 anni in più degli uomini. Dalle cattive abitudini, alla scarsa attenzione per la prevenzione, all’educazione socio-culturale, diversi sono i fattori comportamentali che limitano la richiesta d’aiuto e l’accesso alle varie forme di prevenzione e cura per la popolazione maschile. Un check-up medico, una diagnosi tempestiva o ancora un momento di ascolto dedicato alle difficoltà pratiche ed emotive sono tutt’oggi strumenti fondamentali troppo spesso ignorati o sottovalutati.

“Per l’uomo che non deve chiedere mai”

Così recitava il claim di una nota pubblicità degli anni ’80 del secolo scorso. La poca attenzione verso la salute e il benessere psicologico nella popolazione maschile è dovuta, anche, a pregiudizi culturali dell’essere “macho” e a cliché sul ruolo della donna come unica depositaria e custode della salute di tutti i membri della famiglia. Queste differenze di genere sono evidenti negli ambulatori dei medici e nelle sale di attesa dei centri per la prevenzione oncologica.

Il genere è l’insieme delle esperienze e delle caratteristiche culturali, sociali e psicologiche associate alla persona nel proprio ambiente di riferimento. Il concetto comprende norme, stereotipi e credenze socialmente condivise riguardo a ciò che l’individuo dovrebbe pensare, provare o agire a seconda della categoria cui appartiene. Talvolta, aderire a un concetto di mascolinità inteso come puntare al successo e al potere, anche a costo di correre rischi o ricorrere alla violenza, può portare a nascondere la propria vulnerabilità e a non chiedere o rifiutare ogni offerta di supporto (APA Guidelines, 2018). Ciò non limita soltanto l’individuo nella sua piena espressione, ma rischia anche di impedire il riconoscimento del bisogno di aiuto quando non addirittura di avallare condotte lesive per sé e per gli altri.

Mascolinità precaria 

Un recente studio suggerisce come proprio il fattore “mascolinità” possa giocare un ruolo nella differente longevità di uomini e donne. Generalmente, prendersi cura della propria salute viene considerata un’azione poco “da macho”. In particolare, gli autori hanno indagato la percezione di “precarietà” della mascolinità: faticosa da ottenere, facile da perdere e sottoposta costantemente al vaglio sociale. Proprio tale precarietà risulterebbe associata ai comportamenti a rischio (come l’uso di sostanze) e alle conseguenze di questi sulla salute, impattando sull’aspettativa di vita dei cittadini delle nazioni più ancorate al vissuto di mascolinità precaria. In America, ad esempio, i ventenni hanno 3 volte più probabilità delle coetanee di morire a causa del loro stile di vita.

Nuove frontiere

Da qualche anno, insieme a una sempre maggiore attenzione verso il superamento di obsoleti stereotipi di genere, è cresciuto il livello di interesse verso la prevenzione delle malattie nella popolazione di sesso maschile. Novembre è diventato il mese dedicato alla sensibilizzazione sulla salute maschile. Varie iniziative sono state organizzate, soprattutto negli ultimi dieci anni, per motivare le persone di sesso maschile, a prescindere dal genere, ad avere un ruolo proattivo nella prevenzione della malattia e promozione della salute psicofisica.

Cambiare la faccia della salute degli uomini

Da qualche anno ormai il mese di Novembre è associato ai baffi folti di Movember (dall’accostamento dei termini inglesi “November” e “moustache”, baffi). L’idea è nata nel 2004 in Australia da un gruppo di amici che, con quel pizzico di ironia degno degli argomenti più seri, hanno avvertito la necessità di parlare della salute maschile. Hanno così avviato una campagna internazionale di sensibilizzazione inizialmente tesa alla prevenzione e alla diagnosi dei tumori che colpiscono prostata e testicoli.

Negli anni l’iniziativa ha puntato i riflettori anche sulla depressione e sul rischio suicidario. Armati di baffi e profili social, il gruppo ha invitato padri, fratelli, figli, compagni e amici a rinunciare al rasoio per tutto il mese: le adesioni si sono moltiplicate e dai post si è passati alla raccolta fondi.  L’idea alla base è da anni la stessa: “cambiare la faccia della salute degli uomini” (“change the face of men’s health”). Così, un paio di mustacchi è diventato il simbolo della nuova, crescente consapevolezza in merito alla salute maschile.

Il cambiamento possibile

Gli uomini pagano un costo elevato per la pressione culturale a cui sono sottoposti. Per quanto suoni sconfortante, quest’affermazione può aprire a una prospettiva speranzosa: il problema non riguarda fattori biologici o inevitabili, bensì atteggiamenti e credenze rispetto alle quali è possibile educare. L’importanza della salute, tanto quella fisica quanto quella mentale, può essere trasmessa e appresa in un ambiente accogliente che ascolti senza giudizio e fornisca gli strumenti per comprendere e agire di conseguenza.

Mascolinità è sempre tossica?

Inoltre, non tutte le caratteristiche tipicamente associate alla mascolinità sono negative se prese a piccole dosi: si pensi alla tendenza ad allenarsi di più, a praticare sport, ad affrontare le sfide con un senso di “agentività” (ossia, la capacità di plasmare la propria esistenza). Certe caratteristiche possono trasformarsi in alleate, e a prescindere dal genere!

Bastano poche righe per rendersi conto di come, spesso, le differenze di genere abbiano poco a che fare con i cromosomi e vadano invece ricondotte a meccanismi complessi di natura economica, biologica, socioculturale e psicologica. Ogni mascolinità è diversa e personale proprio sulla base di questi fattori: conoscerla a fondo è fondamentale per superare gli stereotipi e facilitare la promozione della salute e del benessere.

Cosa fare?

Informarsi.

Movember è sbarcato una decina di anni fa anche in Italia, promuovendo iniziative per parlare della salute maschile; inoltre, grazie all’impegno di società scientifiche, organizzazioni come LILT (Lega Italiana per la Lotta ai Tumori) con il suo “Percorso Azzurro” e associazioni di pazienti come Europa Uomo parlare del viaggio della malattia e della salute è diventato più possibile.

Cercare la coerenza.

Le donne sono più coerenti rispetto alle loro convinzioni sulla salute; gli uomini, anche quando sono informati e consapevoli dei rischi di alcuni comportamenti per la salute, sono comunque più propensi a non impegnarsi in stili di vita salutari e ad eccedere nel consumo di alcol e sostanze o in altri comportamenti a rischio. Una ricerca condotta dalla Lega Italiana per la Lotta ai Tumori mostra, per esempio, che il 70% degli uomini ha paura di poter avere un tumore, ma tra il 50% e il 70% (a seconda della specifica patologia) non si è mai sottoposto a una visita per la prevenzione o diagnosi precoce di malattia oncologica. 

Accettare la vulnerabilità.

Uomini e donne sono diversi nella percezione della propria vulnerabilità alle malattie e nella percezione del rischio. Gli uomini sembrano essere più soggetti al bias dell’ottimismo, quell’errore sistematico che porta le persone a dire “tanto non succederà a me”.

Vivere secondo i propri valori.

Qualche volta la frenesia, gli impegni, il senso del dovere fanno perdere di vista i propri valori più profondi. Riconnettersi con i propri valori rappresenta un faro per poter navigare anche quando il mare è agitato.

Chiedere aiuto.

Quando si attraversa un momento difficile, poter parlare con una persona di cui ci fidiamo aiuta a ristrutturare lo scenario aiutandoci a guardarlo da un diverso punto di vista. Un amico o amica, partner, fratello, sorella che sappia ascoltare senza proporre “facili soluzioni” è un bene prezioso che va cercato e custodito.

Impegnarsi in azioni concrete.

L’esercizio fisico, per esempio, è un “potente farmaco” che contribuisce al rilascio di endorfine e di altri ormoni e sostanze collegate al senso di benessere, piacere e superamento del dolore. Praticare uno sport è inoltre un modo per conoscersi meglio e sperimentare nuovi comportamenti.

Rivolgersi a uno specialista.

Quando qualcosa che abbiamo a cuore ha bisogno di manutenzione non esitiamo a chiedere il parere di un tecnico, di un professionista. Perché lo stesso criterio non dovrebbe valere per la salute fisica e mentale? La consulenza di un medico, di uno psicologo o psicologa e la psicoterapia sono percorsi che aiutano le persone a ritrovare le risorse per superare un momento di difficoltà, pendersi cura della propria salute e a crescere come persone appartenenti a un’organizzazione e a una comunità. Riconoscere i propri bisogni è fondamentale per poterne parlare e chiedere aiuto. A volte, per farlo, serve ritagliarsi uno spazio sicuro e dedicato dove ad accogliere i vissuti è un professionista della salute, mentale o fisica a seconda della necessità. 

 

I problemi di salute fisica e mentale di ragazzi e uomini sono associati a diversi fattori economici, biologici, di sviluppo, psicologici e socioculturali. Tutto sommato, spesso le differenze di genere hanno poco a che fare con il genere ma con complessi meccanismi che vanno compresi per meglio rispondere ai bisogni delle persone. Rompere i taboo, come stanno facendo anche alcuni esponenti del mondo dello sport, della cultura e dell’intrattenimento, è uno dei primi passi che possiamo fare per la promozione della salute e del benessere psicologico.

Articolo a cura di: dr.ssa Lara Bellardita, dr.ssa Virginia Hurle – Centro Psicologia Maggiolina

FONTI

American Psychological Association, Boys and Men Guidelines Group. (2018). APA guidelines for psychological practice with boys and men

Bellardita, L. (2018). In viaggio attraverso il tumore della prostata: dalla comunicazione della diagnosi alla promozione della salute. Rivista Europa Uomo

Gater, R. (2023). Is it actually helpful to talk about toxic masculinity? Greater Good Magazine, Berkeley Education

Suttie, J. (2023). Pressure to prove your manhood may shorten your life. Greater Good Magazine, Berkeley Education