Sembra che oggi il fenomeno più diffuso della società moderna, soprattutto di quella occidentale e delle grandi metropoli, sia l’ansia.

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’ansia è uno dei disturbi mentali più diffusi al mondo, colpendo il 3,3% della popolazione globale. In Italia, secondo i dati del Ministero della Salute, circa il 6,2% degli adulti soffre di un disturbo d’ansia.

Ma che cos’è realmente quest’ansia? Si tratta davvero di qualcosa di inquadrabile solo come un disturbo psicologico?

Capita spesso di sentire espressioni come “sto male perché ho l’ansia”, “sono in ansia per questo o per quello” e nell’immaginario comune l’ansia è vista spesso come qualcosa da combattere ed eliminare. Ma è davvero così? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Impariamo a conoscere l’ansia

È importante, innanzitutto, fare una distinzione tra quella che viene definita ansia funzionale (o fisiologica) e disfunzionale (o patologica). L’ansia in questa sua prima accezione è una risposta fisiologica del nostro corpo a situazioni di stress. Si manifesta attraverso una serie di reazioni cognitive, comportamentali, emotive e fisiologiche come palpitazioni, sudorazione, tremori, difficoltà a respirare, senso di soffocamento, dolori al petto, vertigini, nausea, irritabilità, difficoltà a concentrarsi e pensieri negativi e irrazionali.

Perché la risposta d’ansia viene messa in atto?

Come molte delle nostre emozioni anche l’ansia a livello evoluzionistico è legata ai nostri antichi antenati e ha un significato adattivo per la nostra specie, utile a prevenire i pericoli legati alla sopravvivenza.

Partiamo da un esempio che ci possa aiutare nella comprensione di questo fenomeno.

Immaginiamoci nella quotidianità di qualche migliaio di anni fa mentre andando a caccia ci ritroviamo improvvisamente davanti un orso (il nostro stressor). Cii troviamo a dover rispondere a questa situazione scegliendo primariamente tra due possibili risposte, quella di attacco o quella di fuga. In entrambi i casi il nostro organismo deve prepararsi a una di queste due evenienze e per farlo si deve in qualche modo “attivare”.

Cosa succede nel nostro corpo durante la risposta d’ansia?

In questo senso il cuore comincia a pompare più sangue e per fare ciò la nostra frequenza cardiaca aumenta, i muscoli cominciano ad entrare in tensione pronti a essere utilizzati, la nostra digestione si blocca (perché chi pensa a mangiare quando si ha davanti un orso?). Tutte queste reazioni sono presiedute dal nostro sistema nervoso simpatico che ha una funzione stimolante, eccitante e contraente che ci prepara ad affrontare il pericolo.

Inaspettatamente il nostro orso decide che non siamo una preda adeguata e si allontana. Ecco che allora entra in gioco il nostro sistema nervoso parasimpatico che stimola la quiete, il rilassamento, e il riposo. In questa fase il nostro respiro si calma e torna regolare, il sangue fluisce più lentamente, la nostra digestione riprende e percepiamo una più generale sensazione di rilassatezza.

In questo esempio abbiamo potuto osservare come l’ansia può essere una grande amica ed alleata preparandoci e aiutandoci a reagire agli stimoli che ci si presentano.

A cosa serve l’ansia nella nostra quotidianità

Se non avessimo l’ansia, molte delle azioni che svolgiamo ogni giorno, potrebbero avere risvolti negativi o anche pericolosi per la nostra incolumità.

Se proviamo a declinarlo nella nostra quotidianità del XXI secolo pensiamo ad esempio a quanto può essere utile e positivo provare un pochino di ansia mentre guidiamo nel traffico o in autostrada, dove questa ansia positiva ci aiuta ad alzare i livelli di attenzione ed evitare piccoli o grandi incidenti.

Oppure pensiamo ad un esame universitario o un colloquio di lavoro: cosa succederebbe senza questa nostra alleata? Potrebbe facilmente rivelarsi un disastro se, anziché essere “attivati” e focalizzati sull’obiettivo, la nostra attenzione si spostasse sul canto dell’uccellino fuori dalla finestra dell’aula.

Perché l’ansia ci infastidisce?

Come tante altre emozioni di questo tipo anche l’ansia non è sempre piacevole. Per questo tendiamo a non tollerarla, a sentirci infastiditi. Ma il suo compito, in fondo, è proprio quello di darci fastidio per farci accorgere di qualcosa.

Quelli descritti fino a qui sono i livelli di attivazione ai quali siamo abituati, tanto che nella maggior parte dei casi non ci disturba sentirli, perché limitati nel tempo e relativi a situazioni specifiche.

Come abbiamo visto l’ansia può essere una risposta adeguata a una situazione di fronteggiamento reale, ma allora quando diventa disfunzionale?

Quando l’ansia diventa un problema?

Pensiamo nuovamente al nostro esame da sostenere in università o al colloquio di lavoro. Cosa succederebbe se la reazione del nostro organismo fosse esagerata rispetto alla situazione da affrontare tanto da bloccarci nel sostenerla o addirittura evitarla a priori? O ancora cosa accadrebbe se l’attivazione ansiosa non cessasse una volta sostenuto l’esame o il colloquio ma continuasse a protrarsi per i giorni successivi? Questi esempi sono esplicativi di come la nostra ansia possa arrivare ad essere disfunzionale, ovvero caratterizzata da una condizione di malessere intenso e tale da provocare un grado di sofferenza non sopportabile o sproporzionata rispetto allo stimolo scatenante.

La sua durata persistente nel tempo può portare a comportamenti di difesa che possono limitare la capacità di adattamento dell’individuo tanto da interferire con le normali attività della vita quotidiana.

Nel caso in cui il nostro sistema di attivazione e fronteggiamento non si disattivi una volta passato il pericolo, la percezione di tensione può permanere anche per giorni lasciandoci in uno stato psicofisico di stanchezza e spossatezza.

In questo caso il nostro sistema nervoso parasimpatico che presiede alla rilassatezza non riesce ad entrare in azione e disattivare la risposta al pericolo.

In che modo l’ansia ci può limitare

Così descritta l’attivazione ansiosa può compromettere la nostra vita quotidiana e la nostra capacità di svolgere le attività di ogni giorno. Può limitarci nel creare nuove relazioni, nell’affrontare situazioni nuove passando il tempo a preoccuparci di cosa potrebbe succedere, immaginando gli scenari peggiori.

Le nostre reazioni cognitive, comportamentali ed emotive che sono state fino a questo punto fisiologiche, iniziano a cambiare. Il nostro corpo, a lungo andare, può cominciare a risentirne e possono presentarsi disturbi gastrointestinali o cardiovascolari. Possiamo essere emotivamente pervasi da sensazioni di paura, giudizio, tristezza o vergogna. Ci ritroviamo ad affrontare pensieri catastrofici, di perfezionismo, autosvalutazione e incertezza. Tendiamo a rimuginare sul passato o al contrario a proiettarci troppo in là nel futuro, rimandare la decisione di affrontare un compito o a evitarlo del tutto, a eludere luoghi o situazioni sociali dalle quali sentiamo di non avere possibilità di fuga.

Come fronteggiare stati di ansia

Alla luce di quanto fino ad ora descritto, ansia e stress non vanno pertanto curati o eliminati ma gestiti.

Imparare a riconoscere i segnali dell’ansia è quello che può aiutarci nel comprendere cosa ci sta accadendo in quel momento. Concedersi la possibilità di fermarsi un attimo per comprendere quale emozione stiamo provando e quali sono i nostri pensieri è il primo passo verso una maggiore consapevolezza.

Osservare se i segnali sono sempre gli stessi e se arrivano sempre negli stessi momenti può aiutarci a comprendere cosa sta causando gli stati d’ansia.

Se la consapevolezza è senza dubbio il primo passo ci sono poi tecniche specifiche che ci vengono in soccorso quali, per esempio, le tecniche di respirazione e rilassamento.

Un aiuto concreto

  • Praticare la respirazione lenta o il rilassamento muscolare progressivo sono modi semplici ed efficaci per calmare la mente e il corpo. Queste pratiche aiutano il nostro sistema di rilassatezza (il sistema nervoso parasimpatico) ad entrare in gioco disinnescando quello di attivazione. Può donarci beneficio un momento per sedersi o sdraiarsi in un luogo tranquillo, chiudere gli occhi e concentrarsi sulla respirazione inspirando ed espirando lentamente finché non ci sentiamo più calmi.
  • Meditazionemindfulnessyoga permettono di concentrarci sul corpo e sulla respirazione e possono essere pratiche molto utili per focalizzarsi sul momento presente, su emozioni, pensieri e sensazioni fisiche nel qui-e-ora, aiutandoci a non pre-occuparci del futuro. Inoltre, la consapevolezza corporea che si può raggiungere attraverso queste tecniche può aiutarci a cogliere, interpretare e gestire le modifiche fisiologiche dell’organismo.
  • Praticare attività fisica è altrettanto utile per favorire il rilassamento muscolare e garantire uno stato di benessere psicologico. Lo sport svolge, infatti, un’azione positiva sulla circolazione sanguigna e sulla produzione delle endorfine, i nostri ormoni del buonumore.
  • Migliorare le abitudini quotidiane: mangiare bene e in modo sano, riposare quando ci sentiamo stanchi e dedicarci un corretto apporto di sonno notturno, nonché svolgere attività piacevoli nel corso della settimana.

Quando può essere utile una consulenza psicologica?

Una consulenza psicologica può essere utile nel momento in cui percepiamo che gli stati ansiosi permangono per la maggior parte delle nostre giornate limitando la nostra possibilità di agire e di relazionarci con l’altro. È utile un’indagine più approfondita quando avvertiamo di essere sopraffatti da emozioni spiacevoli e di non avere la possibilità di mettere in atto strategie di fronteggiamento funzionali. O ancora quando l’attivazione ansiosa diventa un filtro permanente, l’unico paio di occhiali attraverso i quali leggiamo gli eventi e il mondo che ci circonda.

In questo senso il supporto di uno psicologo può aiutarci a individuare quali pensieri, emozioni e comportamenti sono legati a questi stati e a mettere in atto strategie di gestione più funzionali.

La sintomatologia dell’ansia ha diversi significati per la persona che la vive e in questo senso in uno spazio di ascolto sicuro come quello terapeutico sarà possibile andare a fondo del significato dei sintomi, dei pensieri e delle emozioni ad essi legati e ri-costruire un nuovo significato personale.

Autore

dr.ssa Federica IoppoloCentro Psicologia Maggiolina

Bibliografia

Andrews et al. (2003). Trattamento dei disturbi d’ansia

Laufer, O. et al. (2016). Behavioral and Neural Mechanisms of Overgeneralization in Anxiety. Current Biology 

American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Washington, DC.