È estate, le vacanze e la leggerezza sono nell’aria (anche se non per tutti, come il Seasonal Affective Disorder o SAD ci ricorda), siamo appena usciti dal mega successo al botteghino di Inside Out 2 e tutto questo ci porta a fare una riflessione sui cartoni animati e sul loro (super)potere comunicativo.
La funzione dei cartoni animati
Da sempre, le fiabe sono uno strumento che aiuta i bambini a codificare e comprendere meglio il loro mondo interno ed esterno, identificandosi nei vissuti raccontati nelle storie fantastiche. I cartoni animati possono svolgere una funzione simile, soprattutto considerando che al giorno d’oggi è chiaro l’intento dei creatori di voler comunicare messaggi che spesso includono la comprensione di sé, il classico superamento delle difficoltà che la vita ci presenta, fino a farci addentrare in vere e proprie riflessioni esistenziali.
Da Soul…
Parlando di riflessioni esistenziali come scordare Soul, la storia dell’insegnante di jazz e 22, la cinica anima che non riesce a ottenere il pass per arrivare sulla Terra? Una trama intricata, piena di suggerimenti nemmeno troppo impliciti: il bisogno di trovare uno scopo nella vita, ma anche quello di stare nel presente lasciando che i nostri piani cambino direzione, gestendo le nostre aspettative.
…A Kung Fu Panda
La fortunata saga di Kung Fu Panda, attualmente al quarto successo, ha per protagonista il mitico Po con la sua supposta inadeguatezza. Goffo, grasso (si può scrivere?), imbranato, mangia ravioli cinesi come se non ci fosse un domani, pensa di essere il figlio naturale di un’oca…eppure, racchiude in sé tutte le qualità necessarie per essere nientemeno che il Guerriero Dragone, destinato a sconfiggere il nemico che rischia di sconvolgere la vita nella Valle della Pace.
La comicità del cartone aiuta a sopperire un po’ di stucchevolezza presente nell’ondata di buoni sentimenti che rischiamo di incontrare, per cui, alla fine, il messaggio “i tuoi difetti sono importanti come i tuoi pregi e ti aiuteranno ad andare dove vuoi” passa limpido e decisamente piacevole.
Le emozioni sul grande schermo
Inside Out è un cartone animato fenomenale che ha spiegato magistralmente sia il funzionamento di tutte le emozioni di base sia la necessità di stare a contatto anche con le emozioni negative. Nel recente sequel, la protagonista preadolescente Riley approda alla pubertà che, come viene mostrato (e come tutti i genitori degli adolescenti ben sanno), scompiglia e tormenta la sua vita quotidiana.
Approdano le nuove emozioni: un primo abbozzo di Nostalgia, poi Imbarazzo, Invidia, Noia e, soprattutto, Ansia, ben determinata a cercare di migliorare le esperienze di Riley. E infatti è proprio così che funziona: finché l’ansia opera a un livello di regolazione ottimale, le nostre prestazioni migliorano, così come le nostre capacità organizzative e di pianificazione (in merito, abbiamo scritto un articolo qui). Il problema quindi non sorge con l’arrivo di Ansia, bensì quando quest’unica emozione predomina e blocca tutte le altre.
La scena clou in cui tutte le emozioni si abbracciano includendo il nuovo e complesso Senso di Sé di Riley è un inno all’integrazione, a quel tenere insieme tutte le emozioni che ci caratterizzano, facendo loro spazio anche quando sembra che una sola predomini. Un vero capolavoro di psicoterapia, ancor più che di psicoeducazione.
Un’occasione per imparare
Insomma, rispetto ai cartoni degli anni Ottanta, quelli di oggi ci consentono davvero delle forme di divertimento e apprendimento costante (e non abbiamo parlato dei corti, di Up, di Wall-e…per essere esaustivi ci vorrebbe un’enciclopedia). In queste sere d’estate, al cinema all’aperto o durante qualche pomeriggio piovoso, la visione di un cartone animato può rimanerci più impressa di quello che pensiamo.
Parafrasando la nota affermazione di Chesterton: i cartoni non insegnano ai bambini che i draghi esistono, loro sanno già che esistono. I cartoni insegnano ai bambini che i draghi si possono sconfiggere.
Rivolgersi a uno specialista
Il tempo libero è costellato di attività che possono stimolare la nostra curiosità rispetto alle emozioni: quante volte ci siamo commossi di fronte a una serie tv o interrogati sulle decisioni di un personaggio?
Non sempre però è facile esplorare i nostri vissuti, soprattutto quando sentiamo di non poterli condividere. In certi momenti gli spazi a disposizione, che siano intimi o all’interno di una relazione significativa, non bastano più per contenere la sofferenza, l’incertezza o il disagio. In questi casi è importante potersi rivolgere a uno specialista per permettere alle proprie emozioni di tornare a dialogare.
Articolo a cura delle dr.sse Marta Sconci e Erica Crespi – Centro Psicologia Città Studi
FONTI
Guidano, V.F., La psicoterapia tra arte e scienza, A.c.d. Giovanni Cutolo. 2008, Franco AngeliBara, B.G., Il terapeuta relazionale, 2018, Bollati Boringhieri