A che età i bambini iniziano a porre delle domande sul sesso? Quando è “giusto” iniziare a parlarne? E, soprattutto, quanto e cosa possiamo dire?

Le prime curiosità

Questi sono solo alcuni degli interrogativi che ci poniamo nel momento in cui i nostri figli cominciano a chiedere informazioni relative alla sfera della sessualità. A volte la curiosità dei bambini su questo argomento può spiazzare i genitori, creando molteplici dubbi su come e quando sia giusto parlarne. In questo articolo cercheremo di capire insieme quali sono le motivazioni alla base di queste domande e fornire qualche indicazione generale su come affrontarle e rispondere.

Cos’è la sessualità?

Partiamo da qualche breve accenno teorico. Con il termine sessualità si intende «l’insieme degli aspetti psicologici, sociali, culturali e comportamentali relativi al sesso». Essa ha un ruolo fondamentale di propulsore dello sviluppo e di organizzatore dell’identità, della coscienza e della personalità.

Attraverso il corpo, la sessualità permette di costruire nuove conoscenze di sé e del modo in cui si entra in relazione con gli altri, esattamente come ci permettono di fare i pensieri e le emozioni. La sessualità è una parte importantissima della nostra vita e ha una dimensione fortemente relazionale. Per questi motivi, le informazioni, emozioni e significati che vengono scambiati sul tema sono molto rilevanti per aiutare i bambini nella comprensione delle nuove conoscenze ed esperienze.

Il ruolo dei genitori

Parlando con i propri genitori, i bambini iniziano a creare un proprio spazio mentale e fisico per la sfera affettiva e sessuale. Nel tempo, scoprono che sentirsi desiderati da qualcun altro è bello e piacevole, e che il corteggiamento è un’esperienza nuova e stimolante. Ciò permette anche di prevenire situazioni di disagio e sofferenza, come ad esempio inibizione comportamentale, fobie sul contatto, isolamento sociale o atteggiamenti oppositivi e provocatori a livello sessuale.

Tuttavia, affrontare queste tematiche non è facile. I quesiti dei bambini vengono posti in maniera diretta e spontanea nei momenti più disparati e inaspettati. Di fronte alle domande il genitore può esitare a rispondere perché emergono sentimenti di imbarazzo e di timore di svelare delle informazioni che, a loro volta, possano creare nel bambino emozioni di disgusto, fastidio, paura o vergogna.

Le difficoltà dei genitori

Ci sono almeno due aspetti che possono influenzare i genitori: l’età e il contesto in cui i bambini iniziano a fare le prime domande.

Ad esempio, nel caso di ragazzi e ragazze preadolescenti/adolescenti ci aspettiamo più facilmente che il sesso rientri tra gli interessi principali, poiché iniziano a sperimentare una maggiore autonomia e a costruire le prime relazioni sentimentali. La curiosità sul sesso ci sembra adeguata ad affrontare con consapevolezza le situazioni possibili, in un’ottica di prevenzione. In tali casi, i genitori possono sentirsi più facilmente a loro agio, cogliendo l’occasione per redarguire, raccontare esperienze e dare i propri consigli.

Nel caso di bambini più piccoli, invece, possono emergere alcune difficoltà. Quando i bambini in età pre-scolare o della scuola primaria iniziano ad esplorare il proprio corpo e porre le prime domande sul sesso (“ cosa significa fare sesso?” o “da dove escono i bambini?”), i genitori possono reagire con maggiore perplessità, preoccupazione e vergogna. Eppure, come abbiamo detto all’inizio, la sessualità è una dimensione naturale dell’essere umano, insita nel processo evolutivo di ognuno di noi. È normale che i bambini mostrino fin da piccoli molto interesse verso la propria origine, il concepimento e la gravidanza, il corpo (come nel gioco del dottore), l’identità sessuale, i ruoli di genere (intercambiando ruoli maschili e femminili durante il gioco). Perché è così difficile rispondere?

“Troppo presto!”

Pensiamo sia “troppo presto”: il bambino è troppo piccolo per avere già una maturità sessuale e una relazione sentimentale in cui c’è un desiderio sessuale condiviso. L’assenza di questo contesto e queste premesse, quindi, portano i genitori a chiedersi come e dove i bambini possano avere appreso delle informazioni sul sesso che abbiano stimolato questa curiosità. A volte possiamo pensare che sia successo qualcosa di grave o che i bambini abbiano assistito ad una situazione spiacevole.

In realtà, e per fortuna, spesso non c’è alcun evento di questo tipo. Bambini e ragazzi sanno molto più di quello che i genitori immaginano, prima ancora che si inizi a parlarne in famiglia. In parte questo deriva dal fatto che siamo esposti continuamente all’argomento a partire dai mezzi di comunicazione, dai programmi televisivi, da internet. Una seconda fonte sono i fratelli e le sorelle più grandi. In entrambi i casi, le informazioni che i bambini hanno ricevuto sono frammentate e poco comprensibili, per cui necessitano di ulteriori chiarimenti da chi è più esperto: i genitori!

Quando parlarne?

Non è necessario trovare un momento dedicato, poiché rischierebbe di forzare la conversazione. Iniziare l’argomento con “…oggi ti parlerò di sesso…”, “…è venuta l’ora che tu sappia certe cose…”, “fammi tutte le domande sul sesso” potrebbe portare ad una chiusura, anziché un’apertura. Va rispettata la riservatezza e valorizzata, invece, la curiosità. La cosa migliore è parlarne nel momento in cui arriva la domanda.

Come fare?

Anzitutto è necessario accogliere il bisogno e cercare di capire che cosa ci stanno chiedendo. Dietro ad ogni domanda c’è un significato intimo e personale, per cui è bene fare attenzione a non svalutarla o banalizzarla, dandole rilevanza.

Un modo efficace per rispondere può essere quello di parlare in maniera semplice, con parole e significati adeguati all’età. Tuttavia, per essere degli informatori attendibili e rassicuranti, le informazioni devono anche essere accurate e rispecchiare la realtà. Talvolta, usare termini scientifici può aiutare anche l’adulto a ridurre l’imbarazzo.

Personalizzare i racconti usando la propria esperienza dà fiducia e sicurezza. Infondere gioia, parlando di sesso come qualcosa di bello che ancora ci appassiona, promuove un’idea di sessualità decisamente migliore e più concreta di quella fornita dai mezzi di comunicazione di massa.

…E se non sappiamo come rispondere?

Non importa! Non siamo infallibili né onniscienti. Possiamo esprimere interesse anche noi per la domanda e rifletterci insieme, trovando anche delle strategie per poter arrivare ad una risposta.

Riassumendo, è importante rispondere alla richiesta senza banalizzarla, evitarla o rimandarla a “quando sarai più grande”, dando informazioni veritiere arricchite dall’esperienza personale. A volte può essere utile accompagnare la spiegazione con dei libri, in base all’età e all’esigenza: ne abbiamo indicati alcuni nella bibliografia.

Rivolgersi a uno specialista

Come in ogni frangente della vita, può capitare di sentirsi sopraffatti dalle richieste dell’ambiente o di fare fatica a trovare una strategia per affrontarle. In questi casi può essere utile rivolgersi a uno specialista per trovare uno spazio in cui esprimere le proprie fatiche e mettere a fuoco le risorse personali.

Articolo a cura della dr.ssa Ilaria Mauri Centro Psicologia Città Studi e Centro Psicologia Monza-Brianza

BIBLIOGRAFIA

“Dov’è finito Willy?” – Nicholas Allan (dai 4 anni)
“Sì & no. Si può fare, non si può fare” – Pauline Oud (dai 4 anni)
“Pisellino patatina: istruzioni per l’uso” – Michael Escoffier (dai 4-5 anni)
“L’albero dei bambini” – Sophie Blackall (dai 5 anni)
“I bambini non li portano le cicogne: piccola enciclopedia della vita sessuale 4-6 anni” – Isabelle Fougere & Buster Bone (4-6 anni)
“Così sei nato tu: una storia in rima per spiegare come nascono i bambini 4-7 anni” – Alberto Pellai (4-7 anni)
“Così sei fatto tu: una storia in rima per spiegare le differenze tra maschi e femmine” – Alberto Pellai (5-9 anni)
Per i genitori: “Mamma, cos’è l’amore? L’amore e la sessualità spiegati ai nostri figli” – Alberto Pellai