Per la maggior parte degli italiani il Ferragosto è il punto di non ritorno: relegati i costumi da bagno e la crema solare in fondo all’armadio, l’estate sfuma come l’abbronzatura e comincia il laconico conto alla rovescia per le festività natalizie.

A casa ad accoglierci troviamo il tran tran quotidiano, il frigorifero vuoto e magari qualche fogliolina rinsecchita sul ficus all’ingresso. In vacanza però non ci siamo lasciati alle spalle soltanto la routine e i doveri: molte persone infatti partono per esplorare Paesi esotici o rilassarsi nella natura, ripopolando poi le città in autunno.

Il mito di una sana vita bucolica al ritmo delle stagioni in contrapposizione al fermento caotico delle città è antico quanto la fondazione dei primi agglomerati urbani (basti pensare a Virgilio). In occasione del rientro allora è forse il caso di chiedersi: che impatto può avere l’ambiente cittadino sul benessere?

Psicologia ambientale

La psicologia ambientale è una disciplina nata negli anni Settanta negli Stati Uniti con l’intento di studiare il rapporto tra l’individuo e il suo ambiente inteso sia in termini fisici, ossia naturale o artificiale, sia in termini sociali. Ogni essere umano crea una personale rappresentazione delle caratteristiche percettive dello spazio in cui abita e ciò può avere delle conseguenze tanto sul benessere quanto sul comportamento. Infatti, è nella cornice dell’ambiente che si sviluppano le situazioni che viviamo e le emozioni che le colorano.

La percezione del paesaggio

Kaplan e Kaplan (1989) si sono focalizzati sugli elementi del paesaggio che, una volta percepiti, attirano maggiormente l’attenzione delle persone:

  • Coerenza, intesa come la sintonia tra i diversi elementi presenti nell’ambiente. Ad esempio, il colore uniforme dei tetti.
  • Leggibilità, ossia la facilità di categorizzare i vari elementi che caratterizzano uno spazio. Ad esempio, la somiglianza tra le facciate delle abitazioni di un quartiere.
  • Complessità, ovvero la variabilità degli elementi che compongono il paesaggio. Ad esempio, lo skyline di una città moderna è caratterizzato dalle diverse altezze e forme dei palazzi. Anche la presenza degli specchi d’acqua può aumentare l’attrattiva del paesaggio.
  • Mistero, in riferimento alle caratteristiche dello spazio in grado di stimolare la curiosità dell’individuo. Ad esempio, il susseguirsi di vie strette che curvano improvvisamente o di scalette irte che si perdono oltre un arco: lassù l’occhio proprio non arriva e per scoprire a cosa portano è necessario avventurarsi.

Sentirsi a casa

Alla base dell’attrattiva di uno spazio urbano, quindi, non ci sono soltanto i gusti personali ma anche le sue caratteristiche percettive globali, definite dall’insieme degli elementi che costituiscono gli edifici, le strade, i parchi… Tenerne conto al momento di predisporre il piano urbano di un’area della città è fondamentale per costruire uno spazio che sia a misura di cittadino non solo in termini di servizi e accessibilità, ma anche per quanto riguarda le sensazioni e le rappresentazioni che ne derivano. Per “sentirsi a casa”, infatti, non basta conoscere a memoria il nome delle vie o sapere dove si trova la fermata del bus più vicina: è necessario percepire uno spazio familiare e gradevole a cui apparteniamo con piacere.

Città a misura di individuo

Recentemente un articolo italiano ha esplorato l’associazione tra gli spazi verdi accessibili nelle città e gli indicatori della salute psico-fisica dei cittadini (Gianfredi et al., 2021). In particolare, è stato dimostrato che godere degli spazi verdi e prendersene attivamente cura diminuisce i livelli di stress percepito e i sintomi depressivi e contemporaneamente aumenta la sensazione di benessere. Inoltre, le aree verdi di ciascun quartiere possono diventare teatro di incontri e legami: questo non solo agisce sul tono dell’umore, ma aumenta il senso di sicurezza e protezione per le vie del proprio abitato.

Nell’articolare un piano urbanistico, dunque, bisogna tener conto della necessità non solo di disseminare l’intera città di aree naturali capillari, ma anche di mantenerle accessibili e pulite. È una questione di salute e giustizia sociale!

Eco-psicologia

L’eco-psicologia (Roszak, 1995) è una disciplina parallela alla psicologia ambientale che allarga ulteriormente il focus dalla vivibilità dei centri urbani alla dimensione del verde. Nata nella California degli anni Novanta, accanto al processo di urbanizzazione vede aumentare anche il disagio esistenziale dei cittadini e il degrado ambientale degli spazi comuni. Formula così l’ipotesi che la perdita di un contatto diretto con la natura sia correlata con il malessere psichico del cittadino odierno.

Ritorno alle origini

Le proposte terapeutiche dell’eco-psicologia si fondano sulla ri-educazione all’ambiente naturale con due obiettivi: l’aumento del benessere personale da un lato, la promozione delle politiche di sviluppo sostenibile dall’altro.

Infatti è stato proposto che contesti naturali, come una foresta o la riva del mare, possano aiutare la persona a rallentare e sconnettersi dalla routine per potersi riconnettere con la propria interiorità. Anche nel caso dei più piccoli la conoscenza di sé può andare di pari passo con la scoperta dell’ambiente che stimola i sensi,  l’immaginazione e la creatività. Dal punto di vista sociale, invece, riappropriarsi di una dimensione naturale insegna la necessità dello spazio verde e, di conseguenza, sviluppa il desiderio di prendersene cura.

Rivolgersi a un professionista

Ritagliarsi una giornata o qualche ora per apprezzare la natura o per passeggiare negli spazi verdi della propria città, o ancora occuparsi dell’aiuola sotto casa o dell’area cani del quartiere sono tutte ottime idee per prendersi cura del proprio benessere. Talvolta però potrebbe non bastare: un livello di stress eccessivo ormai da tempo, un umore cupo che spegne persino il cielo più luminoso… in questi casi è importante riconoscere la propria fatica per poter chiedere, e ricevere, l’aiuto di uno specialista.

Articolo a cura della dr.ssa Virginia HurleCentro Psicologia Maggiolina

FONTI
Gianfredi, V. et al. (2021). Association between Urban Greenspace and Health: A Systematic Review of Literature. InternationalJournal of Environmental Research and Public Health, 18, 5137.
Kaplan & Kaplan (1989) The visual environment: Public participation in design and planning. Journal of social Issues, 45, 59-86.
Roszak, T. et al. (1995). Ecopsychology, Sierra Club Books, SanFrancisco.