Nell’immaginario comune Natale è un momento di gioiosa celebrazione. Per molti lo spirito natalizio pervade le giornate di dicembre ed è significato di unione, condivisione, vacanze e regali. Tuttavia, questo spesso si scontra con il vissuto di coloro per i quali l’arrivo del Natale è fonte di sofferenza. Alcuni studiosi parlano di Christmas blues, un insieme di sintomi che si sviluppano in concomitanza del periodo natalizio. I vissuti più comuni comprendono tristezza, ansia, nostalgia, senso di vuoto, anedonia e sentimenti di solitudine. A queste emozioni spesso si associano sintomi fisici quali: mal di testa, cambiamenti nell’appetito, spossatezza e difficoltà legate al sonno. Il Christmas blues non è una vera e propria patologia clinica, si tratta piuttosto di uno stato passeggero, strettamente legato a un periodo specifico e che tende a risolversi al termine di questa festività. Va differenziato dal Disturbo Depressivo Maggiore ad andamento stagionale che è invece una patologia clinica con episodi di depressione che si presentano regolarmente in particolari periodi dell’anno, più frequentemente autunno-inverno.

Quali sono le possibili cause del malessere natalizio? 

Non esiste una causa specifica, le cause possono essere diverse e specifiche per ognuno. Le pressioni sociali che ci vogliono conformi alla convenzionale allegria natalizia enfatizzano lo scarto con le emozioni provate. Si generano così confronti tra l’immaginario ideale e il reale. Tra i fattori di stress più comuni ci sono la solitudine e l’essere senza famiglia. Per molti l’aspettativa sociale di condivisione genera sofferenza perché enfatizza i vissuti personali di solitudine. Ci si confronta con modelli irrealistici di armonia familiare e felicità che non corrispondono alla realtà personalmente vissuta e questo genera disagio e insoddisfazione. Oppure, il paragone può essere interno alla famiglia stessa: ritrovarsi a Natale può essere l’occasione per compararsi con parenti che sembrano avere una vita più soddisfacente e vantaggiosa della propria. 

Per qualcuno, poi, c’è l’impossibilità di congiungersi con i cari che vivono a distanza. È il caso di persone di coloro che vivono in una città diversa da quella del partner o della famiglia d’origine. Il Natale inoltre porta spesso i ricordi di persone care che non ci sono più. In questa ricorrenza si può accentuare il vissuto di perdita, soprattutto per coloro che stanno vivendo un lutto recente oppure di difficile elaborazione. Le tavole addobbate e ricche di pietanze contrastano con il posto lasciato vuoto da chi non c’è più.

Nelle settimane che precedono il Natale aumentano notevolmente anche gli impegni sociali, come aperitivi e cene con colleghi, amici e i familiari, che possono diventare fonte di stress e di stati ansiosi. Tra gli stressors natalizi alcuni annoverano anche la fatidica “corsa ai regali”: una spiacevole unione di ansia per il tempo, assenza di idee e preoccupazione economica.

Inoltre, gli ultimi anni di pandemia hanno stravolto il modo di vivere il Natale generando un senso di incertezza e preoccupazione per l’arrivo delle feste. Protagonisti la quarantena, il timore dei contagi, il distanziamento e la preoccupazione per i parenti più fragili. 

Infine, per noi dell’emisfero boreale il Natale arriva in una stagione fredda e con poche ore di luce, elementi che sembrano influire sulla tristezza provata in questo periodo dell’anno.

Cosa fare per fronteggiare il malessere natalizio? 

L’aspetto più importante è comprendere se si tratta di una sofferenza strettamente legata al Natale e, quindi, passeggera oppure se è qualcosa di più profondo e duraturo.

Nel primo caso, ecco alcuni spunti che potrebbero essere d’aiuto:

  • Non cercare di aderire a stereotipi socio-culturali: meglio stare in contatto con sé stessi e i propri valori più autentici piuttosto che sforzarsi di essere all’altezza di aspettative irrealistiche. Legittimarsi i vissuti emotivi di ansia, solitudine e tristezza: sono più comuni di quanto si pensi. Altresì, può essere utile prendersi dei momenti per ascoltare le proprie emozioni e coglierne il significato personale.
  • Prendersi cura di sé: praticare uno sport, meditare, dedicarsi al proprio hobby preferito o semplicemente godersi una passeggiata all’aria aperta nelle ore di luce. Queste attività hanno effetti positivi sul benessere psicofisico. Prendersi cura di sé significa anche essere gentili e compassionevoli con sé stessi. 
  • Coltivare la gratitudine: la gratitudine è la capacità di riconoscere ciò che abbiamo di significativo e piacevole nelle nostre vite. Per familiarizzare con la gratitudine si potrebbe cominciare compilando un diario su cui scrivere, per ogni giorno di dicembre, una cosa per cui si è grati (un complimento, una telefonata con una persona cara, un sorriso spontaneo ricevuto). Una sorta di “Calendario dell’avvento della gratitudine” da regalarsi a Natale.
  • Dedicare il giorno di Natale allo svolgimento di un’attività significativa per sé stessi: per qualcuno potrebbe essere dedicarsi a un’attività di volontariato su temi che sente a cuore oppure fare una gita o, ancora, fare un viaggio esplorando luoghi nuovi. 

Nel caso in cui, invece, i sintomi che si vivono sotto Natale rappresentino l’esacerbazione di difficoltà e sofferenze già presenti, più radicate e durature, allora potrebbe essere utile rivolgersi a un professionista per una consulenza psicologica. 

Autrice

dr.ssa Sophia Nicolosi – Centro Psicologia Maggiolina

Bibliografia 
  • Hillard, J. R., & Buckman, J. (1982). Christmas depression. JAMA, 248(23), 3175-3176
  • Mc Mahon B, Andersen SB, Madsen MK, et al (2016). Seasonal difference in brain serotonin transporter binding predicts symptom severity in patients with seasonal affective disorder. Brain. 139(Pt5):1605-14.
  • Plöderl M, Fartacek C, Kunrath S, et al (2015). Nothing like Christmas – suicides during Christmas and other holidays in Austria. Eur J Public Health;25(3):410-3.
  • Rogers, T. (2010). christmas blues. Monthly, The, (December 2010), 18-19.
  • Sansone RA, Sansone LA (2011). The christmas effect on psychopathology. Innov Clin Neurosc; 8:10–3.