Settembre è il mese mondiale dell’Alzheimer: un periodo di tempo dedicato alla sensibilizzazione riguardo a una patologia che è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e da Alzheimer Disease International (ADI) una priorità mondiale di salute pubblica. I dati del Global Action Plan 2017-2025 dell’OMS indicano infatti che, entro il 2050 il numero di persone colpite da demenza a livello mondiale sarà triplicato, arrivando a 152 milioni di casi. L’ aumento stimato è in parte attribuibile all’invecchiamento e alla crescita della popolazione e, in parte, a stili di vita poco salutari. La Malattia di Alzheimer è la forma di demenza più diffusa, ma, accanto ad essa troviamo svariate forme di demenza. Per maggiori informazioni vi suggeriamo la pagina dell’Istituto Superiore di Sanità e il sito della Federazione Alzheimer Italia.

L’impatto emotivo della diagnosi e la famiglia

È noto che una diagnosi di demenza abbia un forte impatto non solo sulla vita della persona malata ma anche su quella dei suoi familiari. L’impatto emotivo della diagnosi, lo stress che si accumula con il passare del tempo, le condizioni di salute, una scarsa rete sociale e accessibilità ai servizi socio-sanitari, possono causare nei caregiver una forte compromissione della propria condizione psicofisica.

Come si affronta una situazione così complessa?

Le strategie terapeutiche attualmente considerate valide sono di tipo farmacologico per la gestione di alcuni sintomi, psicosociale e di gestione integrata per la continuità assistenziale. Dal punto di vista farmacologico nonostante i progressi della ricerca scientifica, non sono ancora disponibili dei trattamenti risolutivi. E’ quindi importante sottolineare la necessità di fare riferimento alle diverse terapie non farmacologiche scientificamente validate.

Come possiamo proteggerci da questa malattia?

Nonostante colpisca principalmente le persone anziane, la demenza non è una naturale conseguenza dell’invecchiamento. A questo proposito, il rapporto di una commissione della prestigiosa rivista scientifica The Lancet  pubblicato nel 2020 indica che il 40% dei casi di demenza potrebbe essere prevenuto o ritardato eliminando l’esposizione a 12 fattori di rischio, tra cui: 

  • scarsa istruzione
  • pressione alta
  • problemi di udito
  • fumo
  • obesità nelle persone di mezza età
  • depressione
  • inattività fisica
  • diabete
  • isolamento sociale
  • consumo eccessivo di alcol
  • lesioni cerebrali traumatiche
  • inquinamento atmosferico

Si può quindi fare molto implementando uno stile di vita corretto che tenga conto sia degli aspetti legati al corpo sia di quelli emotivi e relazionali.

Centri Psicologia Clinica è impegnato nel supporto ai familiari di persone con demenza e alla promozione di un invecchiamento attivo. Per ulteriori informazioni contattare la dr.ssa Michela Strozzi.