Lo stress è una risposta psicofisica che l’organismo mette in atto quando l’equilibrio individuale viene interrotto da compiti che sono valutati come eccessivi. Proprio in virtù di questa sua dimensione soggettiva, le differenze individuali costituiscono un elemento essenziale del processo di stress.

Adattivo o disadattivo?

In quest’ottica, parliamo di eustress quando ha la funzione di attivare le nostre risorse, guidarci nella soluzione dei problemi o favorire l’adattamento all’ambiente.

Abbiamo invece a che fare con lo stress disadattivo quando è eccessivo per intensità e durata, impedendoci di affrontare la situazione che l’ha provocato.

Di per sé quindi lo stress non rappresenta un problema, ma lo diventa se ci impedisce di gestire i compiti quotidiani o di reagire alle difficoltà che possono presentarsi.

Lo stress come processo

La letteratura scientifica suggerisce che lo stress sia un processo articolato in 3 fasi:

  1. Allarme: l’organismo stimolato attiva risposte psicofisiologiche (ad esempio, la tachicardia);
  2. Resistenza: nel tentativo di adattarsi all’ambiente stressante, l’organismo mantiene elevato il livello di attivazione fisiologica;
  3. Esaurimento: un’attivazione intensa e prolungata può generare uno squilibrio psicofisico che impedisce l’adattamento all’ambiente.

Lo stress dunque non è una patologia, ma una situazione prolungata di tensione: riconoscerlo è il primo passo per poterlo affrontare.

Stress da lavoro

Lo stress da lavoro è l’insieme delle reazioni fisiche ed emotive che si manifestano quando le richieste lavorative non sono commisurate alle capacità della persona, alle sue risorse o alle sue esigenze. Si tratta di una difficoltà di adattamento reciproco tra l’individuo e l’organizzazione.

Tra le reazioni psicofisiche troviamo: ansia, stanchezza, abbassamento delle difese immunitarie, modificazione della pressione arteriosa, irritabilità, assenteismo e difficoltà relazionali.

Cause

Lo stress lavoro-correlato può essere causato da fattori legati al contesto o alla mansione:

  • Carico di lavoro eccessivo o al contrario insufficiente;
  • Monotonia delle mansioni;
  • Orari di lavoro estenuanti o inadeguatezza dei tempi di recupero e pausa;
  • Tempo insufficiente per portare adeguatamente a termine il compito;
  • Mobilità (ad esempio il trasferimento da una sede all’altra);
  • Pressione da parte dei superiori o conflittualità con i colleghi;
  • Mobbing: fenomeno di prevaricazione aggressiva e ripetuta nel tempo perpetrata sul luogo di lavoro.

Il born-out

Se non si interviene sulla condizione stressante e questa si cronicizza si può incorrere nella sindrome di burn-out.

Altri elementi scatenanti il burn-out sono le aspettative irrealistiche rispetto al proprio impiego, frustrazione sul luogo di lavoro e disorganizzazione nella routine professionale.

Work-life balance

Work-life balance” (WLB) è un termine inglese che fa riferimento alla capacità di mantenere un equilibrio tra vita personale e professionale. Mantenere un buon WLB è fondamentale non solo per la salute psico-fisicadell’individuo, ma anche per garantire produttività ed efficienza sul posto di lavoro.

L’importanza del concetto va di pari passo con lo sviluppo tecnologico che, soprattutto in seguito alla pandemia, ha reso sempre più sottile il confine le due sfere. Le modalità di lavoro ibrido o da remoto hanno ormai preso piede e definito la “nuova normalità”, perciò è necessario riconoscersi il diritto alla disconnessione. Lavorare da casa non vuol dire portarsi a casa il lavoro!

Per far convivere vita privata e lavoro bisogna innanzitutto formulare confini precisi sia dicendo qualche “no” quando il carico è eccessivo, sia comunicando le proprie disponibilità di modo che le mansioni lavorative rientrino nei tempi e nei luoghi adibiti.

Il tempo libero non deve a sua volta diventare fonte di stress: concedersi qualche momento destrutturato e “vuoto” permette di ricaricarsi, come anche dedicare parte della giornata alle relazioni sociali significative.

Prevenzione e protezione

La vita di tutti i giorni ci espone a molti stimoli e situazioni stressanti, ma anche il nostro modo di pensare, i nostri comportamenti e le nostre abitudini giocano un ruolo importante.

Per questo, le misure di prevenzione e protezione possono riguardare l’ambiente di lavoro oppure lo stile di vita dell’individuo.

Contesto

Cosa può fare l’azienda per migliorare il contesto lavorativo?

  • Definire con precisione i ruoli e le mansioni nonché le responsabilità di ognuno;
  • Sviluppare strategie di comunicazione per coinvolgere i collaboratori nelle decisioni che li riguardano direttamente;
  • Considerare l’impatto stressante che una mansione può avere sul lavoratore;
  • Fornire possibilità di formazione ed aggiornamento degli impiegati;
  • Introdurre pause adeguate all’impegno fisico e/o mentale;
  • Definire e rispettare il tempo necessario per svolgere un compito in modo adeguato e con soddisfazione.

Stile di vita

Dal canto suo, il professionista può partecipare alle misure di prevenzione attuate dal contesto e mettere in campo strategie e risorse individuali.

Obiettivi realistici e pianificazione

Per gestire gli impegni in modo efficiente è necessario tener conto del tempo da dedicare a ciascuna mansione, compresi i possibili imprevisti, e pianificare le attività in base alle priorità.

Per massimizzare la produttività e gestire le priorità può essere utile valutare le attività da svolgere sulla base di due criteri: urgenza ed importanza.

Pause

In alcune occasioni ci si può sentire sopraffatti dal lavoro, dal poco tempo a disposizione, dalla sensazione di non farcela: in questi casi è bene fermarsi e prendersi un momento per sé. Anche se fermarsi può sembrare paradossale e controproducente, è fondamentale abbassare il proprio livello di ansia e rigenerarsi. Può essere utile prendersi una pausa o fare una passeggiata all’aria aperta per rinfrancare lo spirito e facilitare la produttività.

Confronto tra colleghi

I colleghi possono essere un ottimo supporto sociale. Condividere preoccupazioni e difficoltà con chi condivide lo stesso ambiente lavorativo permette di ricevere supporto emotivo e arricchirsi di punti di vista alternativi sulla situazione apparentemente stagnante.

Tempo libero

Affinché il tempo libero sia tale, è importante non portarsi il lavoro a casa e definire chiaramente il confine tra sfera privata e lavoro. Via libera a tutte le attività che permettono di distrarsi, rilassarsi e divertirsi. Alcuni suggerimenti per prendersi cura di sé sono: praticare sport o un hobby, fare una passeggiata nella natura, stare in compagnia di persone e animali amati, dedicarsi a sedute di meditazione.

Flessibilità

In alcuni ambienti lavorativi particolarmente rigidi il contesto non cambia, ma si può cambiarie il modo di reagirvi. Con il termine “job sculpting” si fa riferimento alla possibilità di rendere il lavoro più soddisfacente adattandolo ad interessi e competenze personali.

Si parte riesaminando il lavoro per trovare gli aspetti che più ci soddisfano, poi si valuta la suddivisione del tempo nelle diverse mansioni, escogitando soluzioni per lasciare spazio alle predilette. Le ricerche dimostrano che la flessibilità psicologica sul posto di lavoro predispone a risultati migliori. La buona notizia è che questa flessibilità può essere allenata!

Gratitudine

Le evidenze empiriche dimostrano che coltivare la gratitudine produce benefici sulla salute fisica e mentale. La gratitudine è la capacità di riconoscere gli aspetti significativi e piacevoli della propria vitacosì da non darli per scontati.

Questo atteggiamento migliora l’umore e la qualità del sonno, allena l’ottimismo e rinforza il sistema immunitario. Nello specifico, coltivare la gratitudine abbassa i livelli ematici di cortisolo (anche noto come “ormone dello stress”).

Anche la gratitudine, come la flessibilità, può essere allenata! Si potrebbe cominciare compilando un diario: ogni sera prenditi del tempo per scrivere tre cose della giornata per le quali sei grat*. Prova a concederti questo momento senza giudizio e in piena libertà. Dedicati a questo esercizio per circa due-tre settimane e poi interrompilo, potrai poi riprenderlo a distanza di qualche mese.

Rivolgersi a uno specialista

Se lo stress legato al lavoro diventa intenso al punto da compromettere la qualità di vita e generare sintomi invalidanti, una consulenza psicologica può essere utile per esplorare le difficoltà con tutte le emozioni ed i pensieri che ne derivano. Una presa in carico adeguata è a sua volta un modo di prendersi cura del proprio benessere.

Autrici

dr.sse Virginia Hurle e Sophia NicolosiCentro Psicologia Maggiolina